“Quanta amarezza, Antonio. Come ti dicevo la volta scorsa, quotarsi in borsa è stato forse l’errore più grande per una software house che ha sempre voluto fare le cose a modo suo, mentre ora deve rispondere ad altri. Gli sviluppatori sono sicuramente quelli che di questa faccenda (utenza a parte) stanno soffrendo di più, già prima trattati come ingranaggi all’interno di una macchina governata unicamente dai capricci dei dirigenti [in CD Projekt vige una cultura per cui le posizioni più importanti si ricoprono principalmente per anzianità, ndr], e ora calati all’interno di uno scenario, quello della finanza, a cui questo stato di cose va benissimo, anzi.
Detto ciò, tenendo conto del fatto che CDPR paga mediamente più di altre software house polacche anche in materia di straordinari, riguardo ai bonus non avrebbe fiatato nessuno se il gioco, pur presentato in uno stato di rifinitura adeguato, non avesse raggiunto il metascore contrattualmente legato alla loro erogazione, indipendentemente da quanto questi poveri cristi si fossero fatti il mazzo. Questo perchè si tratta appunto di bonus, ovvero di extra, ed il fatto che stiano venendo comunque pagati non è indice del fatto che gli sviluppatori stessero lavorando gratis: è un’ammissione di colpa da parte dei dirigenti, e un modo per esprimere ai dipendenti gratitudine per tutto ciò che hanno attraversato e attraverseranno.
Riguardo al processo di certificazione, poi, c’è una cosa da chiarire: i produttori di hardware non sono beta tester. La certificazione serve solo a stabilire che (a) il gioco parta, e (b) che sia fruibile dall’inizio alla fine senza che le console ne vengano danneggiate. La presenza di bug più o meno gravi si considera connaturata al mezzo, e giustamente si delega allo sviluppatore la responsabilità dello stato di rifinitura, tant’è che CD Projekt ha il suo reparto di QA e sono certissimo che da questo sia arrivata una bandiera rossa grande così ai piani alti, del tipo “questa cosa non si può rilasciare così com’è, fate vobis”. Tanto Sony quanto Microsoft non possono obiettare al rilascio di un gioco se questo supera i requisiti minimi di certificazione, e qui la dirigenza di CDPR ha chiaramente abusato di questa fiduciaria elasticità.
I rimborsi: le policies dei produttori fanno schifo, ma il casino non lo hanno causato loro, e questa sarà la loro imperitura linea difensiva. Tra l’altro, ti immagini quanto ci hanno guadagnato da 8 milioni di preordini certificati, ossia già pagati? Il boccone è troppo grosso perchè qualcuno possa strapparglielo di bocca adesso, fossero anche 3.5 milioni di utenti incazzati neri. Tanto ora ve lo sistemano, quindi pipa. Se non si impara qualcosa da qui, ragazzi, non si pretendano cambiamenti. Il messaggio è chiaro: preordinare meno.
Se vuoi fare la Rockstar, insomma, falla bene. Il solo Sam Houser ha più pelo sullo stomaco di tutti e 6 i dirigenti di CD Projekt: questi avrebbero dovuto mettere in chiaro da subito che a casa loro le cose si fanno in un certo modo. A chi non piace il discorso si mostra la porta.
La situazione è dannosa in tutte le sue sfaccettature, Antonio, e ce ne sono tante. Se CDPR vuol recuperare punti, dovrà inanellare almeno altri due rilasci ineccepibili. È nel loro potenziale, ma tutti i fattori interni che hanno causato questa debacle devono essere rimessi a posto nell’interesse di quella reputazione li, che è la cosa attorno a cui tutto il loro business dovrebbe girare. Se non si corregge subito il corso, rischiano di diventare un’altra Activision.