SUL PIACERE DI SCRIVERE
- On writing's delight

Come ormai accade per certe arti visuali, la cui vicinanza alla letteratura è molto più intima di quanto la società odierna vorrebbe far credere, il valore contemporaneo dello scrivere è oggetto di una generale svalutazione. Non si parla dell'aspetto meramente economico, la cui trattazione comporterebbe l'apertura di una triste parentesi di indefinita estensione, quanto piuttosto delle funzioni demandate al testo scritto nell'ambito del consumo digitale, e della percezione del mestiere in sé. Il cambiamento del mezzo è una tra le cause per cui 30 anni fa, affermare di essere giornalisti aveva ben altro "peso specifico" rispetto al farlo oggi.

Una cosa, infatti, è doversi attenere alle linee editoriali di una pubblicazione cartacea per costruire, entro quei confini, la personalissima lente attraverso cui si presenta un fatto. Un'altra è lasciare che sia il pubblico a dar forma a quella lente, e quindi scrivere seguendone la repentina e spesso erratica evoluzione nel tempo. Ne consegue che la scrittura sul Web palesa in prima battuta due caratteri: uno reportistico, buono purché vagamente colorito sul piano stilistico, e l'altro opinionistico, di tipo prettamente sentimentale. In entrambi i casi, rara è la spinta ad esaminare i contenuti per valutarne con autentica cognizione impatti ed insegnamenti. Un contenuto diventa "d'impatto" nel momento in cui crea del clamore presso la propria community, magari riuscendo anche ad investirne altre per poi, invariabilmente, restituire questi ambiti alla stessa calma iniziale. Nella ciclicità di questo processo individuiamo un terzo carattere della scrittura sul Web, indispensabile ad alimentare
l' "engagement" e tutti i meccanismi che da quest'ultimo dipendono.

Dal punto di vista di chi scrive, lo stimolo da stress che deriva da questa impostazione può essere motivante: se si riesce a produrre con costanza, rispettando le scadenze e creando il coinvolgimento richiesto, si ha la sensazione di essere in gamba, di padroneggiare il mestiere. Tuttavia è importante che questa percezione di autoefficacia non crei confusione tra una scrittura esperta ed una utile: quest'ultima emerge in condizioni e per scopi diversi da quelli elencati sinora, distinguo che non tutti gli addetti ai lavori sembrano aver ben chiaro o tenere presente.

Una scrittura utile non si limita a descrivere un fatto incorniciandolo gradevolmente ma lo contestualizza, lo collega ad altri eventi e ne investiga cause ed effetti al meglio delle possibilità di chi redige. La ricerca delle fonti, la creazione di paralleli derivati dalla propria esperienza o dall'attività di studio, l'approdo a conclusioni che superino realmente le premesse caricandole di nuovi significati, sono metodiche ed obiettivi in aperto contrasto col requisito digitale dell'immantinenza. Al contrario, la loro realizzazione presuppone che l'autore si disponga in uno stato mentale di rilassamento, di apertura e di esplorazione. Gli ostacoli intellettuali che emergono da un'attività di questo tipo hanno ben altro spessore rispetto a quelli generati dal feedback del pubblico, ed una probabilità molto maggiore di tramutarsi in opportunità anziché in muri. L'impatto di una scrittura utile non si misura dal clamore che genera, ma dal contributo che porge
all' interpretazione del proprio argomento quale conseguenza di un autentico processo di pensiero.

Per quanto gran parte dei sistemi economici legati all'era dell'informazione privilegi determinati tipi di scrittura, sarebbe erroneo pensare che essa non offra aiuto ed opportunità a chi invece predilige il secondo approccio. A far la differenza è il tipo di traccia che si intende lasciare con la propria attività di penna.

As it happens by now for certain forms of visual art that are closer to literature than what the current society would let us think, the
contemporary value of writing is subject to a general depreciation. It's not about the mere economical aspect, the discussion of which would cause a sad and indefinitely extended digression, but rather the functions assigned to written text in the context of digital consumption, and the perception of the job in itself. The change in medium is one of the reasons why 30 years ago, claiming to be a journalist had a completely different gravity than any similar claim made today.

One thing is having to cope with a publication's editorial policy in order to create, within those boundaries, an intimate lens through which facts shall be presented. Another thing is letting the audience shape that lens, then having to write according to its sudden and often erratic transformations over time. Consequently, Web writing presents two attributes at first: a reporting one, which is OK as long as it has some vague stylistic flair to it, and one of opinion, mainly sentimental in nature. In both cases, it is rare to find any effort into examining the contents and genuinely understanding their impact and teachings. A content becomes impactful when it creates clamour within its own community, maybe even in outside communities, only to inevitably hand them back to their initial stillness. In the circularity of this process we pinpoint a third attribute of Web writing, instrumental in feeding engagement and all of the mechanisms hinged upon it.

From a writer's point of view, the stressing stimulus caused by this setup can be motivating: if you're able to create constantly, within the deadlines and over or above the required engagement thresholds, you might feel smart and on top of the job.

Nonetheless, it's important to keep this feeling of self-efficacy from creating confusion between expert writing and useful writing: the latter is usually driven by different conditions and aims, a distinction that not every insider seems to acknowledge or take into account.

Useful writing is not just about describing a fact and framing it graciously: it gives context to the fact, ties it to other events and investigates its causes and effect to the best of the writer's abilities. The search for sources, the creation of comparisons through personal experience or studying activity, the achievement of conclusions that actually exceeds the premises by giving them new meanings, all of these methods and objectives stands in open contrast with the digital requirement of immediacy. Instead, their fulfillment requires the author to put himself in a mental state of relaxation, openness and exploration. The intellectual obstacles emerging from such an activity carries much more depth than those posed by the audience's feedback, and a much greater chance to turn into opportunities rather than walls. The impact of useful writing isn't measured by the clamour it generates, but rather the contribute it brings to the interpretation of its subject as a consequence of an authentic thought process.


As much as the economics associated to the Information Age favours certain kinds of writing, it would be wrong to assume that it doesn't bring help and opportunities to those more interested in the other approach. What really makes the difference in the end is the kind of trace one intends to leave through his editorial efforts.