Anche qui, il diavoletto della semplificazione torna a stuzzicare. Ma prima di concedersi al richiamo, occorre illustrare a dovere ció che interessa in questa sede, ossia mettere in evidenza alcune tra le modalità con cui viene posto in essere il concetto di "ruolo", e da queste trarre delle considerazioni di carattere più generale che possano indirizzare verso possibili risposte ai quesiti di cui sopra. Il fatto che non ci sia un consenso unanime sulla bontà delle soluzioni proposte in Starfield, ad esempio, rende l’ultima creazione targata Bethesda un valido oggetto per questo tipo di disamina. Affinché l’operazione risulti utile non occorrerà produrre alcun giudizio di valore, ma semplicemente osservare le logiche a sostegno delle meccaniche per poi dar loro una contestualizzazione che possa diventare prospettiva.
Nel vasto orizzonte dei Giochi di Ruolo per computer, ciò che rende i titoli Bethesda Softworks unici sul piano stilistico e funzionale è l’approccio olistico al genere, dove la vita dei mondi di gioco è il frutto dell'interazione tra molteplici sistemi procedurali interconnessi. Lo studio americano porta avanti questo discorso ormai da decenni, producendo e raffinando nel tempo algoritmi generativi di ogni tipo - geografici, ambientali, fisici, dialogici, comportamentali e quant'altro. Una visione tanto allargata non può affrancarsi facilmente da limitazioni, approssimazioni ed imperfezioni, ma si tratta di una realtà che il pubblico ha mostrato di comprendere e digerire senza troppi patemi; questo purché la visione risulti credibile, funzionale e coinvolgente nel suo complesso. Poco importa che la sofisticazione individuale dei sistemi di cui sopra non risulti essere eccezionale.