Non c’è da stupirsi che chiunque abbia speso un po’ d’inchiostro, digitale o meno, sulla miniserie abbia visto in questo epilogo un punto debole dell’opera. Parliamo tuttavia di un OAV, e per quanto plausibile sia che lo Studio Pierrot abbia provato a creare un prologo per qualcos’altro (magari un anime robotico in piena regola), va ponderata l’ipotesi che gli autori volessero invece soffermarsi sulle immediate conseguenze degli eventi, e far riflettere lo spettatore su determinate realtà. La prima tra queste riguarda il destino, ed ha a che fare col giovane protagonista Shun Nonomura: la sua parabola lo vede dapprima simpatizzare per la ribellione (è amico del suo leader, Dog McCoy, ed un abile meccanico), poi diventare custode di Melinda durante l’escalation dei conflitti, e infine testimone di un luogo noto soltanto ai coloni più anziani - il Mare delle Rimembranze, luogo di sepoltura dei costruttori della colonia nel lato chiaro della Luna. Vedendo per la prima volta la Terra ed il suo abbacinante rigoglio azzurro, Shun sente di dover combattere al fianco dei dissidenti, obbedendo a quella che descrive come una pulsione di cui ignora le eventuali conseguenze. A posteriori, echi di Ghost In The Shell (1995) risuonano in questo slancio sentimentale verso l’incertezza, lo stesso che sul finire portava il Maggiore Motoko Kusanagi a pronunciare quel fatidico “dove andrò? Non ne ho idea. La rete è vasta ed infinita”.
In secondo luogo c’è lo stesso Dallos, entità che non è difficile immaginare risvegliata nelle vesti del classico robot gigante dell’animazione giapponese, magari in relazione a Shun. Ma a questo sviluppo non assistiamo mai. Nella deriva realistica innescata da Nagai con Mazinger Z e da Tomino in Gundam insiste l'idea che le macchine siano un ausilio per l'uomo, un suo strumento; in DALLOS viene insinuato qualcosa di diverso su più fronti. Innanzitutto non sappiamo se l'entità sia in effetti robotica, se si tratti di una fortezza umana o aliena, né se agisca sotto un impulso in qualche modo cosciente. Di certo non gradisce essere disturbata dall'attività umana né appare come qualcosa di controllabile, neppure alla stregua dei mech umanoidi di Neon Genesis Evangelion (1995). Qual’è allora la natura di Dallos al netto di ciò che possiamo saperne? Come per i coloni lunariani, il nostro unico appiglio risiede nelle parole degli anziani, per i quali Dallos è un costrutto incomprensibile dai tratti divini - un idolo, simbolo di tutto ciò che è al di sopra dell’esistenza umana e ne condiziona le sorti. In maniera più o meno volontaria, poco rileva, gli autori qui spargono un seme di rottura rispetto al loro contesto e ai canoni dell’animazione fantascientifica.