Visione formulaica ma grossomodo centrata, specie se riferita all’ambito degli alti budget, dove enormi sono gli investimenti degli editori e di conseguenza è ossessiva la tensione al rapido ritorno in attivo. È proprio in quest’ambito che la domanda comincia ad esibire delle crepe: i giocatori, tassello fondamentale di un sistema che fa di tutto per assecondarne i gusti di mass(im)a, che diritto avrebbero di lamentarsi? Quale accusa vorrebbero muovere ad un'industria AAA che pur di sfamare la sua utenza ancor prima che questa lo richieda, declassa gli sviluppatori a semplici esecutori di formule magari via via più sofisticate, ma pur sempre seriali? Prendendo atto delle variabili indie, AA e VR, la questione assume i contorni di un indovinello tutto sommato banale. Noia e mancanza di senso critico (se il termine inquieta, possiamo limitarci alla più semplice fattispecie della curiosità) viaggiano su binari che si toccano in più punti e, ahinoi, il senso critico coltivabile all'interno di quel recinto è ben poca cosa, così come la capacità di apprezzarne le già sparute nuances.
Parte della stanchezza potrebbe derivare dal sentimento paradossale per cui ai livelli di budgeting più alti non corrisponda la capacità, da parte dell’industria, di esprimere quella natura liquida e multiforme che è il punto di forza assoluto del videogioco. Questa prospettiva sembrerebbe aggiungere un ulteriore strato di complessità al dibattito, giacché la “dispersione” di generi tradizionali e rigidamente formalizzati in strutture più aperte (fenomeno a cui assistiamo ormai da alcune generazioni a questa parte) potrebbe a buon diritto reputarsi una conseguenza del polimorfismo di cui sopra, e non necessariamente negativa. Eiji Aonuma, lead designer della serie The Legend of Zelda, mette lucidamente a fuoco questo passaggio affermando che “quelli in cui bisogna seguire passi specifici o completare obiettivi in un ordine prestabilito sono, potremmo dire, giochi del passato, mentre i titoli odierni riescono ad accettare le decisioni del giocatore dando loro la libertà di una progressione flessibile [...] Credo che come esseri umani, abbiamo questa tendenza nostalgica a guardare ciò che non c’è più con una mentalità del tipo ‘in passato, l’erba era più verde’ ”.